Ifigenia in Aulide, Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO PRIMO
 
 Porto d’Aulide ingombrato dalle navi e dalle tende de’ Greci, tutte illuminate di notte alla foggia militare. Altre navi in lontano nel mare con vele spiegate che vengono verso il porto, anch’esse illuminate.
 
 SCENA PRIMA
 
 TEUCRO con seguito di greci
 
 TEUCRO
 Lungi, o Greci, il timor. Son legni amici
 quei che d’Aulide al porto
 spingon aure seconde. Io riconosco
 le note insegne e il sempre invitto Achille.
5Presa già Lesbo, ei riconduce a noi
 la vittoria che ’l segue. Alla sua spada
 han riserbato i numi
 che la Frigia ed Ettorre al piè gli cada. (S’accostano le navi, dalle quali sbarcano Achille e parte de’ suoi soldati)
 
 SCENA II
 
 ACHILLE, TEUCRO e seguito di greci e di tessali
 
 ACHILLE
 
    Asia tremi, Argo festeggi;
10greco braccio è sempre invitto.
 
    Cadde Lesbo e tra ritorte
 la sua sorte
 piange il Tessalo sconfitto.
 
 Teucro, in Aulide ancora
15passan le notti neghittosi i Greci?
 Già ’l Tessalo è sconfitto,
 Lesbo già cadde; e in pigro e lungo sonno
 l’egre vostre pupille
 stan chiuse ancor, quando trionfa Achille?
 TEUCRO
20Valoroso Pelide,
 chi può contra gli dei? Sciolte dal lido
 fendean le prore achee l’onda tranquilla;
 ma che? Del vento amico
 cessa il favor, soffia l’avverso e a forza
25le nostre navi in Aulide rispinge.
 Per noi prospero fiato
 più spirar non s’intese;
 l’onda immobil divenne;
 e già n’è tolto il navigare a Troia.
 ACHILLE
30Io vi precederò. Trarrò in catene
 Priamo e l’altera prole,
 qual da Lesbo ora trassi
 la vergine reale.
 TEUCRO
 O dio! Elisena?
 ACHILLE
                               Quella
35sì cara a Teucro. Allor che a lei messaggio
 fosti de’ Greci, il so, nacque il tuo amore.
 TEUCRO
 In Aulide Elisena?
 ACHILLE
 Così vi fosse Ifigenia, mia bella
 e nobil fiamma.
 TEUCRO
                                E come?
40Tu l’ultimo a saper sei la tua sorte?
 ACHILLE
 Mi sei nunzio di bene o di sciagura?
 TEUCRO
 Al novo sol nel campo
 fia la real tua sposa.
 ACHILLE
 Quai nozze? Parla.
 TEUCRO
                                     Ifigenia, la figlia
45del gran re di Micene,
 fia di tue palme il premio illustre.
 ACHILLE
                                                                O amore!
 Nol credo a te, nol credo all’alma, è tanto
 il piacer che m’opprime. Ecco Elisena
 che già s’affretta al lido. Io seco lascio
50in libertà il tuo amore.
 In Aulide mi chiama,
 non certo appien di sua fortuna, il core.
 
    Se a debole pupilla,
 a lunga notte avvezza,
55il chiaro dì sfavilla,
 si perde ancor fra l’ombre e il sol non vede.
 
    Così quest’alma amante,
 che a lungo tra’ martiri
 languì per bel sembiante,
60intende la sua sorte e non la crede.
 
 SCENA III
 
 ELISENA, sbarcata con seguito d’altri greci, e TEUCRO
 
 ELISENA
 Già libera e regnante,
 or cattiva ed ancella, in me rivedi
 la misera Elisena.
 TEUCRO
                                    Ah principessa!
 Data avessi a’ miei detti allor più fede,
65che priva or non saresti
 di libertà e di regno.
 ELISENA
                                        Era ne’ fati
 che ne’ trofei del valoroso Achille
 fosse ancor Elisena.
 TEUCRO
 Tua sciagura è minor di quel che temi.
70Fra barbari non sei.
 ELISENA
                                       Che sperar posso,
 serva, straniera, anche a me stessa ignota?
 So che sangue real m’empie le vene
 ma la fonte m’è ascosa.
 Il nome d’Elisena
75non è quel che sortii da’ miei natali.
 TEUCRO
 Calcante, al cui saper tutto è presente,
 in Aulide or soggiorna. Ei de’ tuoi casi...
 ELISENA
 Ah, Teucro, quel momento,
 che svelerà dell’esser mio l’arcano,
80l’ultimo fia della mia vita ancora.
 TEUCRO
 Come?
 ELISENA
                 Senza perir, non m’è permesso
 conoscer genitori e non me stessa.
 Non mente Apollo.
 TEUCRO
                                     Oscuro
 s’apre il nume a’ mortali.
85Svelinsi i tuoi natali; e d’Elisena
 perirà ’l falso nome.
 Sol questo è il tuo periglio,
 che sì gentil non ti formar gli dei,
 perché sì tosto spenta
90fosse del lor poter l’opra più bella
 e insieme agli occhi miei l’opra più cara.
 ELISENA
 Qual tempo scegli a palesarti amante?
 TEUCRO
 Quello in cui dir mi lice
 ch’amo Elisena e non la sua fortuna.
 ELISENA
95Ma quello in cui m’è tolto
 modo di riamarti. Intendi, intendi
 tutta la mia sciagura. Adoro Achille.
 TEUCRO
 Che ascolto! Achille? Il distruttor di Lesbo?
 ELISENA
 È l’oggetto più caro agli occhi miei.
 TEUCRO
100Ch’ami Achille guerriero è suo gran vanto;
 ch’ami Achille nimico è tua gran pena;
 ma che l’ami altrui sposo è tua gran colpa.
 ELISENA
 Qual fero annunzio! Achille sposo? O dio!
 Quando? Di chi? Deh! Tosto
105la morte mia compisci.
 TEUCRO
                                             Ifigenia,
 d’Agamennone figlia,
 sarà d’Achille. Ei l’ama; e al novo giorno...
 ELISENA
 Ifigenia sarà d’Achille?
 TEUCRO
                                             E il nodo...
 ELISENA
 Non più, molto dicesti; io molto intesi.
 TEUCRO
110Lo so; messaggio infausto
 non è caro allo sguardo; e grave duolo
 ne’ suoi primi trasporti ama esser solo.
 
    Non ho core sì spietato
 che a un amore sventurato
115pianger neghi e sospirar.
 
    D’ampio fiume, che già inonda,
 mal si tenta il corso e l’onda
 porre in ceppi e riparar.
 
 SCENA IV
 
 ELISENA
 
 ELISENA
 Ifigenia sposa d’Achille? Ed io
120sarò in Aulide giunta
 per veder la rival? No, pria quell’ara,
 che al funesto imeneo le faci appresta,
 bagnerò col mio sangue; e a piè del nume
 spirando l’alma forte,
125vedran le greche attonite pupille
 ch’era il mio cor degno d’amare Achille.
 
    A vista del crudele
 ma dolce idolo mio,
 quest’anima fedele
130con gloria spirerò.
 
    Forse in morir sì forte,
 pietà, se non amore,
 in lui risveglierò;
 
    o con sì nobil sorte
135della rival nel core
 invidia desterò.
 
 Cortile dinanzi al palazzo d’Aulide.
 
 SCENA V
 
 AGAMENNONE e ARCADE
 
 ARCADE
 Sorta a gran pena è l’alba; e mentre ogni altro
 in Aulide riposa,
 tu, duce e re, stai sospiroso e vegli?
 AGAMENNONE
140A chi ’n umil fortuna
 pago è di quanto basta, invidia io porto.
 Chi regge altrui, più misero è di tutti.
 ARCADE
 Onde il tuo duol? Del grande Atreo tu figlio,
 re invitto, illustre sposo
145e padre...
 AGAMENNONE
                     Ah! Tal non fossi...
 Ma no... Tu non morrai... Pria mi si svelga
 l’alma dal sen che dal mio cor l’assenso.
 ARCADE
 Signor...
 AGAMENNONE
                   Mio fido, ascolta.
 Sai che per vento avverso,
150dopo tre lune in Aulide n’è forza
 stare oziosi. Alla gran dea di Cinto,
 che qui s’adora, un sacrifizio offrimmo
 Nestore, Ulisse, il mio germano ed io.
 Non v’era altri del campo. Agghiaccio e sudo,
155Arcade, in rammentarlo. Odi qual diede
 l’indovino Calcante
 oracolo funesto a padre amante:
 «Greci, Troia cadrà; propizio vento
 spingerà vostre vele al frigio lido;
160ma vergine real, che sia del sangue
 d’Elena, pria si sveni all’ara mia.
 Si sacrifichi, o Greci, Ifigenia».
 ARCADE
 Tua figlia?
 AGAMENNONE
                       Tutto il sangue
 mi si gelò. Vista, favella e moto,
165tutto perdei. Rinvenni al duolo, all’ira.
 Il cielo condannai. Giurai sull’ara
 non ubbidir la cruda legge; e volli
 depor lo scettro e dar congedo al campo.
 O dio! Perché nol fei? L’accorto Ulisse
170seppe voci trovar di sì gran forza
 che vinto alfin m’arresi e della figlia
 diedi alla morte, o iniquo padre! il voto.
 ARCADE
 O voto infausto! O sacrifizio orrendo!
 AGAMENNONE
 Scrissi alla moglie, e il quarto giorno è questo,
175che d’Argo a noi guidasse Ifigenia.
 ARCADE
 Con qual pretesto?
 AGAMENNONE
                                     Di promesse nozze.
 ARCADE
 Con chi?
 AGAMENNONE
                    Col forte Achille.
 ARCADE
 Senza temer del giovine feroce
 l’amor deluso e il provocato sdegno?
 AGAMENNONE
180Achille era lontano e si credea
 che la Tessaglia e Lesbo ancor gran tempo
 dovessero arrestarlo.
 ARCADE
 Or giunse al campo. Onde il rimedio al male?
 AGAMENNONE
 Qui scrivo a Clitennestra (Mostra una lettera ad Arcade)
185che torni in Argo e che a stagion migliore
 differite ha le nozze Achille istesso.
 Prendi, o mio fido, e tosto (Gliela dà)
 lor vanne incontro. Ah! Se la figlia il passo
 mette in Aulide, è morta.
190Cauto in tacer l’arcano, aggiungi a questo
 che dell’indugio delle nozze attese
 tutta la colpa ha il novo amor d’Achille
 con la schiava Elisena.
 ARCADE
                                           Il tuo buon servo
 ciò che tacer, ciò che dir debba intese.
 
195   Sprone al core ed ali al piede
 ho da fede e da pietà.
 
    Lieto resta, che al mio zelo
 giusto cielo arriderà.
 
 SCENA VI
 
 AGAMENNONE e ACHILLE
 
 ACHILLE
 Al Tessalo rubello
200e all’amica sua Lesbo
 più non affidi, alto signor de’ Greci,
 l’orgoglioso Ilion le sue speranze.
 Quello in calma è rimesso; e sotto il peso
 delle argive catene,
205questa d’un vano ardir soffre le pene.
 AGAMENNONE
 Prence, le tue vittorie
 hanno rapido volo. In brevi soli
 Tessaglia hai doma e conquistata hai Lesbo;
 e dall’alte sue torri
210il troiano superbo,
 scorgendone le fiamme e le faville,
 vide il suo fato e riconobbe Achille.
 ACHILLE
 Miei facili trionfi
 di troppa lode e, se non mente il grido,
215di troppo premio onori.
 E sarà ver che in breve
 con l’imeneo de la real tua figlia
 io sarò de’ mortali il più beato?
 AGAMENNONE
 (Che mai dirò?) Mia figlia è ancora in Argo.
 ACHILLE
220Sarà nel campo, anzi che cada il sole.
 AGAMENNONE
 Faccia voti ’l tuo amor ch’ella stia lunge.
 ACHILLE
 De’ miei voti ’l più caro è il rivederla.
 AGAMENNONE
 In Aulide non mai, s’è ver che l’ami.
 ACHILLE
 D’Aulide partirò sposo felice.
 AGAMENNONE
225Torniamo in Argo. Ivi otterrai la figlia.
 ACHILLE
 Vi tornerem quando fia Troia in polve.
 AGAMENNONE
 Pugnan per Troia il cielo, il vento e il mare.
 ACHILLE
 Temo assai più di loro un vil ritorno
 che disonori il nome greco e il mio.
 AGAMENNONE
230Che sul fior dell’etade Ilio sia tomba
 del prode Achille hanno prescritto i fati.
 Altrove avrai vita più lunga e lieta.
 ACHILLE
 Sia tosto o tardi, ha da morir chi nasce.
 Ma vita neghittosa è ignobil morte
235e visse assai chi può morir con gloria.
 AGAMENNONE
 Senza Troia cercar, dal ciel protetta,
 mancan altri trofei degni d’Achille?
 ACHILLE
 No no, per Troia io venni; e Troia io voglio.
 Ivi l’onor mi chiama; ed io vi corro.
240Altro a’ numi non chiedo
 che l’aura amica; e quando ogni altro ancora
 neghi seguirmi, io solo
 son co’ miei fidi a vendicar bastante
 del tuo fratello e della Grecia i torti.
245In Argo poi, di nuovi allori adorno
 e delle spoglie d’un sconfitto regno,
 verrò, d’Ifigenia sposo più degno.
 
    Sull’ali della speme e del desio
 spiegava l’amor mio felice il volo;
250ma il volo gli troncò nembo funesto.
 
    Ora dal basso suolo,
 sui vanni della gloria e del valore
 l’oppresso amore a sollevar m’appresto.
 
 SCENA VII
 
 AGAMENNONE, poi ARCADE e ULISSE
 
 AGAMENNONE
 Per quale invidia di contrario fato,
255a tali eroi fia chiuso
 il cammino dell’Asia? (Si mette in atto pensoso)
 ARCADE
 Troppo offendi il mio re, troppo il mio duce.
 ULISSE
 Sopra me ne cadrà l’ira e la pena.
 ARCADE
 Aprir non ti conviene il regal foglio.
 ULISSE
260Né a te convien portarlo, ove ne nasca
 alla Grecia e al tuo re vergogna e danno.
 AGAMENNONE
 Arcade! O dei!
 ARCADE
                              Signor, fede non giova,
 ove forza preval. L’anello e il foglio
 sono in poter d’Ulisse.
265Ragion fu vana e vana ogni difesa;
 e a te s’aspetta il vendicar l’offesa. (Si parte)
 
 SCENA VIII
 
 AGAMENNONE e ULISSE
 
 AGAMENNONE
 Qual ragion ti sospinge a farmi oltraggio?
 ULISSE
 Guardami e poi rispondo.
 AGAMENNONE
 Che sì, che a vista del possente Ulisse,
270temerò, qual fanciullo, ombre e fantasmi?
 ULISSE
 Conosci quest’anello e questo foglio?
 AGAMENNONE
 Ciò ch’è mio riconosco. A me lo rendi.
 ULISSE
 No, se prima non l’abbia
 letto per tua vergogna a tutti i greci.
 AGAMENNONE
275D’aprire il chiuso foglio ardir ti venne?
 ULISSE
 Per veder le tue frodi e prevenirle.
 AGAMENNONE
 Chi vi t’indusse?
 ULISSE
                                  Io stesso,
 d’Argo attendendo Ifigenia promessa.
 AGAMENNONE
 Dell’opre mie sei giudice o custode?
 ULISSE
280Lo feci e il dovea far; né son tuo servo.
 AGAMENNONE
 E dispor non poss’io d’una mia figlia?
 ULISSE
 La promettesti al ciel per comun bene.
 Non è più tua.
 AGAMENNONE
                             Non compro
 gli altrui piaceri con le mie sciagure.
 ULISSE
285O allor di frode o d’inconstanza or pecchi.
 AGAMENNONE
 Cangio voler, quando il cangiarlo è bene.
 ULISSE
 Par bene a te con falsi giuramenti
 tutta ingannar la Grecia?
 AGAMENNONE
                                                E a te par giusto
 che ad Elena si sveni Ifigenia?
 ULISSE
290Quella ritor giurasti al frigio amante.
 AGAMENNONE
 Il re giurò ma non il padre allora.
 Elena resti e Ifigenia non mora.
 ULISSE
 Dunque hai prefisso?...
 AGAMENNONE
                                             Il mio ritorno in Argo,
 pria che arrivi la figlia.
 ULISSE
295E noi t’avremo alzato al sommo impero...
 AGAMENNONE
 Eh! Questa volta poco
 giova ad Ulisse il favellare accorto.
 ULISSE
 Giovi l’altrui. Su, va’, congeda il campo.
 Credi Nestore vile? Inermi i Greci?
300Muto Calcante? Ah! Temi,
 temi a’ suoi detti il militar tumulto.
 Tra i numi e te sapran gli Achei qual parte
 debban seguir. La vittima promessa
 vorranno a forza; e la vorran gli dei,
305poiché gli dei l’han chiesta.
 AGAMENNONE
                                                    Ulisse, addio.
 Difenderla sapremo Achille ed io. (In atto di partire s’incontra con Teucro)
 
 SCENA IX
 
 TEUCRO e i suddetti
 
 TEUCRO
 Signor...
 AGAMENNONE
                   Teucro, che rechi?
 TEUCRO
 Giunse in Aulide or ora
 tua regal donna e la diletta figlia.
 AGAMENNONE
310(Cieli! Son morto).
 TEUCRO
                                      Io con sì lieto avviso
 qui le prevenni. Esse gli applausi intanto
 ricevono de’ duci e de’ soldati.
 D’Ifigenia s’ammira
 l’alta beltade e il portamento onesto;
315e tra i viva, onde intorno
 rimbomba il ciel, l’un chiama
 lo sposo avventurato. Altri te dice
 genitor più felice, a cui cotanto...
 AGAMENNONE
 Teucro, non più. (Freno a gran pena il pianto).
 TEUCRO
 
320   Nella prole e nel comando
 sei beato e padre e re.
 
    Ma tu sol stai sospirando
 e dal volto un cor traspira
 che contento ancor non è.
 
 SCENA X
 
 AGAMENNONE e ULISSE
 
 AGAMENNONE
325Eccomi al duro passo
 che sì temei. Deluse
 son l’arti mie. Non mi giovò accortezza
 contra le insidie di fortuna avversa.
 Ahi! Con qual volto incontrerò la moglie?
330Ahi! Con qual core abbraccerò la figlia?
 Misere! A liete nozze
 voi qui guida un mio cenno e avrete morte,
 due vittime ad un tempo
 cadrete, o dio! che l’una il ferro e l’altra
335ucciderà l’affanno;.
 e dall’uno e dall’altro io poi trafitto,
 morrò con voi. Deh! Ulisse,
 abbimi almen pietade e scusa il pianto.
 Se piango re, son vile
340ma, se padre non piango, io son crudele.
 ULISSE
 Signor, son padre anch’ io. Giusto è il tuo duolo;
 ma che? Dove il lagnarsi al mal non giova,
 mostri senno e valore uom saggio e forte.
 AGAMENNONE
 Ulisse, un buon consiglio è agevol cosa.
345Ma, se qui del tuo figlio
 si agitasse il destin, non so se tanto
 saresti forte.
 ULISSE
                          Il colpo
 fatto è necessità. Giunta è l’attesa
 vittima. Il sa Calcante.
350Tu l’hai giurato.
 AGAMENNONE
                                E la darò. S’innalzi
 l’infausto altare. In breve
 io vi trarrò la misera. Ma intanto
 fa’ che taccia Calcante; e ad una madre
 si occulti il sacrifizio.
355Temo l’ire feroci
 del suo dolor. Deh! Pria restassi estinto.
 ULISSE
 Vinta è già Troia, or che te stesso hai vinto.
 
    Veggo già che ai greci legni
 spira il vento, il mar s’inchina;
360e già trema alla vicina
 sua caduta Ilio orgoglioso.
 
    Ma se l’Asia andrà sconfitta,
 se d’invitta
 avrà Grecia un maggior grido,
365tutto tutto
 sarà gloria e sarà frutto
 del tuo cor sì generoso.
 
 SCENA XI
 
 AGAMENNONE, CLITENNESTRA e IFIGENIA
 
 CLITENNESTRA
 Signor di questa vita e di quest’alma,
 ecco la tua non meno
370serva che moglie. Ecco la cara figlia
 che qui per tuo voler d’Argo ho condotta.
 IFIGENIA
 Padre, con qual contento
 la tua pur ti rivede
 ubbidiente figlia!
375Deh! Mi concedi di baciar tua destra.
 AGAMENNONE
 O assai più ch’altro a me dilette e care,
 sposa, figlia, v’abbraccio.
 Con qual cor vi rivegga, il dican queste
 lagrime mie per tenerezza espresse.
380Deh! Non le prender, figlia,
 per tristo augurio alle future nozze,
 che la soverchia gioia
 spremer può ancor dalle pupille il pianto.
 CLITENNESTRA
 Dopo sì lunga amara lontananza,
385con qual piacere in te riveggo anch’io
 il re più grande.
 IFIGENIA
                                 Il genitor più illustre.
 AGAMENNONE
 Non il più lieto.
 IFIGENIA
                                E ben ti leggo in fronte
 l’alma appien non tranquilla.
 CLITENNESTRA
 E fuor di tuo costume il guardo abbassi.
 AGAMENNONE
390(Che dir potrò?)
 IFIGENIA
                                 Sospiri? Hai meco forse
 cagion di sdegno? Io d’esser rea non credo.
 AGAMENNONE
 Tu rea non sei; ma sventurato io sono.
 CLITENNESTRA
 Che manca a tua grandezza?
 AGAMENNONE
 L’interna pace. Sotto il grave pondo
395delle pubbliche cure il cor è oppresso.
 IFIGENIA
 Ora ad Ifigenia diasi il tuo core.
 Tempo hai di darlo al regno.
 AGAMENNONE
 Eccomi tuo. Non altro affetto or m’empie
 che quel di padre.
 IFIGENIA
                                    Il guardo
400pur mi volgi con pena.
 AGAMENNONE
 Sinché potrò mirarti io sarò lieto.
 Ma lungo spazio d’anni
 oggi dividerà l’una dall’altro.
 CLITENNESTRA
 Lascia l’infausta guerra e torna ad Argo.
 AGAMENNONE
405Vorrei poterlo; e non poterlo or duolmi.
 IFIGENIA
 Pera chi n’ha la colpa, Elena e Troia.
 AGAMENNONE
 Quando piaccia agli dei, v’andrò; ma quanto,
 quanto ci ha da costar la sua ruina!
 IFIGENIA
 Potessi almen colà seguirti anch’io.
 AGAMENNONE
410Altro luogo t’attende ed altro cielo.
 IFIGENIA
 Vi sarò con la madre?
 AGAMENNONE
 No, questo ancora dal destin t’è tolto.
 IFIGENIA
 Dai cari genitori in terra estrana
 vivrò dunque lontana? E dove? E quanto?
 AGAMENNONE
415A te, vergine e figlia,
 saper di più non lice.
 IFIGENIA
 Né più richiedo. Al tuo voler m’accheto.
 CLITENNESTRA
 Ma perché non t’affretti a scior da queste
 spiagge le greche navi e a disfar Troia?
 AGAMENNONE
420Placar prima si deve
 con vittima solenne il cielo irato.
 IFIGENIA
 Presto si svenerà?
 AGAMENNONE
                                    Più presto ancora
 che non vorrei.
 IFIGENIA
                               Permesso
 a me pur fia d’accompagnarla all’ara,
425coronata di fiori e in lieto canto?
 AGAMENNONE
 O dio!
 IFIGENIA
               Perché ammutisci? Al sacrifizio
 deh, padre, mi concedi esser presente.
 AGAMENNONE
 Figlia, sì, vi sarai. (Figlia innocente!)
 
    Di questo core
430parte migliore,
 non anche intendi,
 se ben tu vedi
 la doglia mia.
 
    Tu a me la chiedi
435né dirla io posso,
 perché ho timore
 di contristarti
 col palesarti
 qual ella sia.
 
 SCENA XII
 
 CLITENNESTRA e IFIGENIA
 
 IFIGENIA
440A me sì strano accoglimento il padre?
 Onde mai da sé stesso
 così diverso?
 CLITENNESTRA
                           Figlia,
 uso è dell’uom, da mille cure ingombro,
 aver mente sconvolta e fosco ciglio.
 IFIGENIA
445Altre volte il mio aspetto
 in noioso pensier gli era conforto.
 CLITENNESTRA
 Il vicino imeneo,
 che ti svelle da lui, forse è sua pena.
 IFIGENIA
 Piaccia agli dii che questo
450sia solo il suo dolor, la mia sciagura.
 CLITENNESTRA
 S’altro affanno il molesti,
 Arcade a me fedel dirallo in breve.
 Tu nel real palazzo
 m’attendi. Ivi ne avrai più certi avvisi
455e dello sposo ancora.
 Non è senza tua pena,
 il so, non arrossir, la sua dimora.
 
    E con gli occhi e col pensiero
 tu lo cerchi e tu lo chiami.
 
460   Nell’indugio tormentoso
 già si sente
 o geloso o impaziente
 il tuo cor, perché ben ami.
 
 SCENA XIII
 
 IFIGENIA
 
 IFIGENIA
 Ah! Se il mio cor di minor fiamma ardesse,
465a voi chi mi torrebbe,
 o dolci genitori? Amor di sposo,
 quanto mi costi omai?
 Pur sarò tua. Da questa
 sospirata fortuna
470l’anima amante ogni suo bene attenda
 e ciò ch’ella mi toglie, ella mi renda.
 
    Il mio core, il genitore,
 la tua gloria e la tua fede
 tua mi chiede, o sposo amato.
 
475   Tu sarai della mia spene
 solo oggetto, unico bene,
 tu mio nume e tu mio fato.
 
 Il fine dell’atto primo